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Adriano Celentakis (di Rita Pani)

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Sogniamo tutti la Rivoluzione , però per fortuna tutti dopo ci svegliamo. Negli ultimi tre anni abbiamo guardato scorrere il sangue altrui, pensando che magari sarebbe stato bello vederne sgorgare un po’ dal corpo del nemico; poi si spegneva la Play  Station e si riprendeva a vivere, in attesa della prossima battaglia da assaporare in diretta tv e dopo da dimenticare. Per esempio, che ne è stato della Libia nessuno se lo chiede più, anche se la camicia insanguinata di Gheddafi è stata venduta ad un’asta sul web. “Ci vorrebbe la Rivoluzione” è diventata una sorta di mantra. È quel condizionale che fa la differenza, che ci protegge. Come ci dà sicurezza avvolgerci di pacifismo, di bontà e di solidarietà. “No, mai la guerra!” si sente dire, perché noi siamo evoluti, perché noi siamo meglio, perché noi abbiamo la democrazia, e il voto. Ed ora abbiamo anche le primarie che faranno fuori il PD, finalmente, che riporteranno l’Italia e il mondo a sinistra, là dove si deve stare per uscir

Festival di San Remo la musica ha preso un ruolo di secondo piano

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Per la prima serata del Festival di San Remo la musica ha preso un ruolo di secondo piano. I primi 20 minuti davvero di bassa ironia e comicità  con il duo Luca e Paolo dal monologo scontato pieno solo di parolacce. Poi   le votazioni e il suo macchinario infernale che ha smesso di  funzionare. Perché allora non fare come ha detto Papaleo di votare le canzoni per alzata di mano. Ecco poi finalmente lo show di Celentano che ha sparato a zero contro giornali come l'Avvenire e Famiglia cristiana. E le canzoni? Uno oggetto non identificato