Consumo compensativo: Chi ha meno spende di più



Sempre più spesso l'apparire per molte persone diventa un beneficio psichico, per poi divenire in un solido consumo compensativo: insomma, chi ha meno spende di più di un individuo con una maggiore possibilità economica. Siamo di fronte a una perdita della propria personalità, allo zero assoluto di fronte ai veri valori della vita; guidare un macchinone è più trendy per molti che arricchire il bisogno di conoscenza. Ma torniamo al tema principale del nostro articolo, il consumo compensativo: si perché l'acquisto di beni di lusso non è unicità solo delle classi abbienti, anzi è un affare per coloro impossibilitati da uno stipendio modesto. Questi soggetti cercano di compensare il loro status (forse più mentale) acquistando beni costosi dei quali potrebbero fare a meno.


Potremo fare un'infinità di esempi: pensiamo ai device di ultima generazione sempre più oggetto desiderato e voluto da quel ceto meno abbiente che nelle mani di un riccone. Chi percepisce uno stipendio modesto, anche meno di 1000 €, di solito si trova svantaggiato, quindi escluso secondo lui da ciò che conta veramente in questa vita: apparire a livello materiale. Ecco che allora investe il suo stato symbol nell'acquisto di una macchina di grossa cilindrata, oppure una tv ultrapiatta, vivendo gran parte della sua esistenza schiavo della banca o finanziarie per pagare una cosa che col tempo varrà meno della metà. Tutto ciò è un disegno ben definito dalle multinazionali, che trovano in molte persone delle menti labili e condizionabili, diventando a loro volta succubi di un consumismo senza via d'uscita.

 Uno studio eseguito della UCL School of management, commissionato da un importante istituto bancario è arrivato alla conclusione che 'chi ha meno spende di più', in differenti campi, non solo in oggetti ma anche in vacanze (foto da  esibire sui social). Secondo la Boston consulting group, nel 2016 la vendita dei beni di lusso ha raggiunto un fatturato di 860 miliardi di euro. La cosa più sconcertante che solo il 30% era appannaggio dei più ricchi, e il 70% né ha beneficiato il ceto medio più debole. Le scelte sono sempre state con grandi marchi ben visibili a differenza degli acquisti dei più ricchi che prediligono marchi più di nicchia e meno appariscenti. Se 50 anni fa era il frigorifero o la lavatrice l'oggetto più ricercato dalle famiglie meno abbienti, negli anni 80' l'apparire diventa ancora più importante dell'essere, per arrivare al nuovo millennio dove il consumismo sfrenato è diventato forse qualcosa di patologico. Ma chi vogliamo emulare? Chi vogliamo essere? È giusto ricordare che la nostra intelligenza, l'essenza stessa non si ciba di abiti firmati, oggetti, di auto potenti, ma di ben altro. Ogni tanto sarebbe sufficiente soffermarsi ad ammirare un tramonto, fare una passeggiata in un bosco andare al mare anche in inverno, non solo d'estate per moda, con il fine di ritrovare la connessione con l'universo.

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Gianluca Scintu

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