Il Corriere - The Mule: un film intenso con un immenso Clint Eastwood
Nel film il regista - protagonista, interpreta Earl Stone, un floricoltore dell'Illinois dedito alla cultura di un fiore effimero che vive solo un giorno. A quel suo lavoro e passione ha messo in secondo piano la sua famiglia. Nella vecchiaia, il solo amico che gli resta è un pick-up con il quale ha attraversato 41 stati dei 50 degli Usa. La sua esperienza alla guida lo porta per vie traverse a diventare il miglior Corriere in circolazione di una banda messicana di narcotrafficanti. Più le consegne aumentano più il suo capitale diventa ingente, al punto di aiutare amici e la stessa famiglia. Il suo aspetto da nonno americano lo rende insospettabile e irrilevabile per la DEA. Ovviamente, per chi non l'ha visto ancora, non voglio spoilerare il finale.
Quel che è certo - proprio nelle ultime scene, il dolore lo porterà a fare pace con la moglie. The Mule, a mio parere ha qualche affinità con Gran Torino, nel quale ci presenta un protagonista chiuso nel sua infelicità, un uomo taciturno e con una visione della vita che l'ha costretto ad accantonare le proprie emozioni. Eppure al cospetto di Gran Torino, dove Walt aveva un forte legame con la moglie, nel Corriere, quel legame lo ritroverà solo negli ultimi attimi di vita della sua consorte. Termino con una frase che Earl Stone dice seduto ad una tavola calda all'agente Colin Bates (Bradley Cooper): La famiglia è la cosa più importante, non fate come me. Ho anteposto il lavoro alla famiglia. Pensavo fosse più importante essere qualcuno da un'altra parte invece del fallimento vero a casa mia. Sono stato un pessimo padre, un pessimo marito. Ho rovinato tutto.
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