Recensione La ragazza della neve: il circo, il suo rifugio
Trecentocinquanta pagine di un respiro suddiviso in differenti capitoli: La ragazza della neve, un romanzo intenso, che per molto tempo è stato tra i blockbusters del New York Times. La storia si snoda nella vita di due ragazze: Noa e di Astrid, e la scrittrice affida ad entrambe il compito di narrare caratterialmente e fisicamente l'altra. Il nodo principale della storia prende dimora in un circo, luogo dove sembra essere possibile costruire un rapporto di amicizia, in questo caso proprio tra le due ragazze. Il messaggio di Pam Jenoff è chiaro, vi è un senso di rabbia, frustrazione e paura connessa a una vita circense a volta ai margini della realtà. Ed è proprio quel trapezio appeso al
soffitto nel Petit Palais di Parigi, specchio quanto basta per riaffiorare vecchie emozioni. Quando Astrid e Noa si conobbero erano entrambe fuggitive dalla pazzia della seconda Guerra Mondiale. Destino volle che Noa, in una notte trascorsa fuori di casa rimanga incinta a 16 anni proprio da un soldato nazista. Sola e disillusa senza più famiglia trova lavoro come inserviente presso una stazione, ed è proprio tra quei binari che si imbatte all'interno di un vagone dove sono stipati decine di bambini ebrei pronti al patibolo dei campi di concentramento. In quell'attimo la sua vita cambia per sempre, decide di prendere uno dei neonati poiché fu costretta ad abbandonare il suo. Quel gesto incosciente fu il destino stesso a chiederlo, per salvare un innocente. Da quel momento forse la sua anima riuscì di nuovo riconnettersi con l'universo e fidarsi di un'altra persona, quell'Astrid ripudiata dal marito ariano, poiché ella ebrea. Se amate questo turbine di emozioni, vi consiglio l'acquisto del libro: su Amazon è disponibile in formato Kindle!
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