La Tragica morte della Principessa Mafalda

 


 Come avete potuto appurare dal titolo non è una biografia vera e propria, ma il focus è quello di raccontare della tragica morte della Principessa Mafalda nella Seconda Guerra Mondiale, morte avvenuta presso un campo di concentramento.

Mafalda nasce nel 1902 e la secondogenita di Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro. Durante il primo conflitto mondiale segue spesso la mamma a fare visita negli ospedali i soldati italiani feriti. Nel 1925 sposa il principe tedesco Filippo, langravio d'Assia-Kassel, figlio di Federico Carlo d'Assia-Kassel, che fu per pochi mesi del 1918 re di Finlandia e Carelia.

Proprio in quel periodo incombeva l'ascesa del fascismo visto da Mafalda con simpatia. Per la nascita dei suoi figli, Hitler le conferisce la croce al merito (come a tutte le mamme di numerosa prole), mentre a suo marito Filippo, il partito nazista assegna un grado nelle SS e vari incarichi. 

Ma facciamo un salto di circa 12 anni: siamo nel 1943 esattamente a settembre, Mafalda è partita per Sofia per assistere Giovanna sua sorella, il cui marito e re Boris III è in fin di vita. Mafalda non è al corrente dei pericoli che presto stavano per accadere, ma è venuta a conoscenza dell'armistizio e il disarmo delle truppe italiane organizzato dai tedeschi.

Preoccupata per la situazione a Roma, dopo i funerali di Boris III, Mafalda decide di fare ritorno in Italia, incurante dei rischi poiché era ancora cittadina tedesca, principessa tedesca, moglie di un ufficiale tedesco, quindi sicura che i nazisti l'avrebbero lasciata stare, ma non fu così.

Arrivata a Budapest all'ambasciata italiana, l'11 settembre prende un aereo messo a disposizione dai diplomatici italiani con destinazione Bari, ma il velivolo si ferma a Pescara. Costretta a rimanere per otto giorni in terra abruzzese, alloggia a Chieti, presso un palazzo non distante dalla prefettura. Tuttavia il 22 settembre riesce ad arrivare a Roma, facendo in tempo a vedere i figli ospitati in Vaticano da monsignor Montini, il futuro papa Paolo VI.

Poche ore dopo, il 23 mattina con un tranello viene chiamata dal comando tedesco, dicendo che c'è una telefonata del marito da Kassel in Germania. Il marito però si trova già deportato nel campo di concentramento di Flossenbürg.  N

La principessa viene arrestata è imbarcata su un aereo diretto a Monaco di Baviera, da qui trasferita a Berlino, e infine anche lei deportata nel lager di Buchenwald. La sua dimora la baracca n. 15 sotto il falso nome di von Weber.

Non poteva rivelare la sua vera identità, i nazisti la schernivano chiamandola Frau Abeba (signora). Ad ogni modo veniva trattata differentemente da altri deportati: viveva  in una baracca ai margini del campo insieme ad un ex ministro socialdemocratico e sua moglie. Mangiava lo stesso cibo degli ufficiali delle SS. 

Nonostante il trattamento delle guardie era migliore rispetto a altri internauti, la vita del campo rimaneva dura e il freddo assiderale la provarono molto. Iniziò a spargersi la voce soprattuto tra i prigionieri italiani di una principessa e figlia del re d'Italia a Buchenwald. Si sa anche che rifiutava quasi tutto il cibo, e cercava di distribuirlo a chi aveva più bisogno di lei

 LA MORTE DELLA PRINCIPESSA

 Nell'agosto del 1944 le truppe alleate bombardano il campo di concentramento, nel quale si trova ancora Mafalda. La baracca dove risiedeva fu distrutta e la principessa riporta delle bruttissime ustioni e lacerazioni in tutto il corpo. Recuperata dai deportati viene ricoverata nell'infermeria della casa di tolleranza dei tedeschi del campo, ma priva di alcun cura adatta, la sue condizioni appaiono da subito disperate.

Trascorre quattro giorni di indicibili sofferenze a causa delle piaghe, culminate con la gangrena. I medici o chi per loro decidono di amputarle il braccio, ma l'operazione sembra non finire mai con una sconvolgente durata. Ancora addormenta la principessa viene scaricata in una stanza delle prostitute, priva di medicazione e cura e lasciata al suo epilogo.

Nella notte del 24 agosto 1944 la principessa Mafalda muore dissanguata senza riuscire più a riprendere conoscenza.

Secondo il dottor Fausto Pecorari, adiologo internato a Buchenwald, la principessa è stata volutamente operata in ritardo, seppur l'operazione in sé è stata impeccabile. Di solito questo era il metodo già applicato nel campo di concentramento dalla SS per sbarazzarsi di alte personalità.

Mafalda fu sepolta e non cremata grazie all'intervento di un prete boemo  padre Ty. come identificativo fu messa questa dicitura ''262 eine unbekannte Frau'' ("una donna sconosciuta").

Tutt'ora il feretro di Mafalda riposa oggi nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg. Questa volta grazie all'intervento di sette italiani tutti originari di Gaeta, catturati al deposito militare di Pola. I soldati deportati a Weimar non erano lontani da Buchenwald, avevano saputo della prigionia della principessa Mafalda di Savoia. Liberati dagli americani si misero alla ricerca della fossa comune dove era seppellita Mafalda. È l'epilogo è quello che ho raccontato poc'anzi!


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