GIARDINI DI CAGLIARI: l'Esplosione e le Ombre Oscure

 

Giardini di Cagliari
Ho appena finito di leggere I Racconti segreti della Sardegna. L'autore Pierluigi Serra tramite delle ricerche, ci racconta di fatti realmente accaduti e testimonianze di una Sardegna esoterica e dal suo lato più mistico. Il libro è disponibile su Amazon, vi lascio il link in descrizione. Perciò ho deciso di prendere spunto e parlare dei Giardini di Cagliari: un passato fatto di mistero.

Siamo negli anni 20 del 1800, esattamente nel 1822, anni nei quali la sicurezza nel posto del lavoro era pressoché inesistente e rudimentale. Se poi ci focalizziamo su una polveriera è scontato capire di come fosse normale assistere a incidenti anche di grave entità.

L'Edificio che ora ospita la Galleria d'arte, prima era la Regia Polveriera edificata a fine del 1700. Ovviamente i Giardini Pubblici come li conosciamo ora non esistevano, intorno alla Regia Polveriera dominava unicamente solo della roccia calcarea.

Come narrato da Pietro Meloni Satta, nella sua “Effemeride sarda''. Il 25 aprile del 1822 alle 8 circa del mattino avvenne una terribile esplosione che distrusse in maniera irreparabile lo stabilimento, uccidendo 11 operai. La deflagrazione fu così violenta da compromettere altri edifici non lontani dal Giardino.

Negli anni successivi l'edificio fu ricostruito assumendo l'attuale aspetto, ossia quello in stile neo classico, su base del progetto dell'architetto sassarese Carlo Boyl di Putifigari, il quale donò tre statue in marmo di Carrara. Nel 1828, l'ennesima esplosione, un nuovo intervento di ristrutturazione. Nel 1840 l'area di circa 2 ettari fu sanata e il Comune di Cagliari (nuovo proprietario), ideò i giardini, diventando un vero polmone verde dentro la città, e luogo di passeggiata anche per i nobili del palazzo Vice Regio.

Ma torniamo a quello che ci interessa, il lato più mistico ed esoterico dei Giardini Pubblici di Cagliari. Nonostante il nuovo decoro dell'area, i Giardini continuavano a comunicare un clima sinistro, specialmente quando l'imbrunire arriva in maniera repentina.

 Ciò che portava un senso di mistero erano quelle grotte alla sinistra del parco, proprio non distanti dall'ex Regia Polveriera. Quegli antri sinistri da evitare, protagonisti di storie paranormali.

Nonostante la loro nomea non troppo positiva, le grotte dei Giardini Pubblici divennero rifugio nel 1943 dei cagliaritani durante i bombardamenti degli aerei anglo - americani. Tra i molti rifugiati si raccontavano storie passate sentite dai loro stessi padri e nonni di quel luogo così sinistro.

Storie di fantasmi e presenze apparire in quei cunicoli, vittime passate delle esplosioni che all'inizio abbiamo raccontato. Alcuni rifugiati dissero di aver veduto con chiarezza passare ombre oscure tra le gallerie, ombre che emettevano gemiti di dolore e disperazione. 

Certe visioni furono attribuite alla preoccupazione delle bombe che cadevano sul cielo di Cagliari, ma non fu così. Ma facciamo un salto di vent'anni: nei primi giorni di febbraio del 1960, in una gelida serata tre studenti del liceo Dettori decisero di mostrare il loro coraggio, superando l'antico cancello delle grotte per percorre quei bui corridoi alla ricerca di entità soprannaturali.

Erano ormai le 22 e i Giardini Pubblici apparivano spettrali, nelle grotte regnava sovrano quell'odore pesante di muffa. I tre amici si erano armati di torce e macchine fotografiche con la speranza di immortale l'arcano. Arrivarono al vecchio tracciato del rifugio antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, per poi imbattersi in un'ampia stanza.

L'atmosfera diventava sempre più pesante, come pesante e affannoso diventava il loro respiro. Tra i vecchi mobili notarono un carro imponente, e capirono che non si trattava di un carro comune, ma di un veicolo che fine agli inizi del 1900 veniva utilizzato per trasportare i defunti.

Più l'osservavano più quella carrozza mortuaria gli attirava, fino a farli avvicinare. Ad un certo punto sentirono dei passi dietro di loro, inizialmente pensarono al custode dei Giardini Pubblici che presiedeva nella non lontana nobile palazzina ottocentesca. Capendo che non c'era nessun guardiano, puntarono meglio le loro torce scorgendo delle ombre.

In quella frazione di secondo pareva animarsi persino il carro funebre. A quel punto la voglia di fuggire era diventa impellente, ma fu da subito bloccata da una forte e gelida voce. Una voce profonda che vibrava nelle pareti, poi una risata talmente forte da far male ai timpani dei ragazzi.

Le loro paure divennero verità: un cocchiere si materializzo dinanzi, la figura era avvolta da un mantello nero, la faccia nascosta da un cappuccio, e li esortava a salire nella carrozza funesta. Al contempo si erano realizzate anche altre tre bare, tre come quei ragazzi. Come se non bastava anche un altra losca presenza s'era concretizzata alle loro spalle.

Con quanta forza gli rimaneva in corpo provarono a scappare, ma una litania funebre s'era alzata solenne come proprio a un funerale ''Un dè profundis'', che li perseguitava facendoli cadere ripetutamente. 

Riusciti nonostante tutto a tornare a casa, per qualche giorno i tre giovani ebbero la febbre. Nel delirio della febbre pronunciavano frasi in latino e rimandi a oscure figure.

Qualche settimana dopo un inserviente incaricato di depositare altri vecchi mobili trovò all'interno della grotta tre torce e una macchina fotografica. L'inserviente fece sviluppare le fotografie. Quattro fotogrammi ritraevano una figura dal volto demoniaco.

Ancor oggi, nonostante la bonifica delle grotte, ad uso per mostre e luogo d'arte, strane ombre e sospiri sembrano rivelarsi di notte.

Commenti

Post popolari in questo blog

La Musica: una potente energia e medicina naturale

Il complicato mondo del segno del cancro

L'Edicola: un bene da preservare